Lo Stato della Chiesa, all’epoca dell’arrivo a Crespino dei Principi Pio, dal punto di vista amministrativo, era stato diviso in tredici province. La dodicesima provincia divenne quella di Ferrara, la cui capitale era, appunto, Ferrara dove risiedeva il rappresentante del potere centrale: il cardinale legato. Nell’ambito di ogni provincia, il potere locale era poi concentrato nei Governi sparsi sul territorio. Nella “Relazione sulla corte di Roma”, ristampata a Bracciano nel 1646, è riportato l’elenco di tutti i governatori dello Stato. Quelli del ferrarese erano: Argenta, Ariano, Bagnocavallo, Cento, Codigoro, Comacchio, Cotignola, Crespino, Lugo, Massalombarda, Melara, Pieve di Cento, S. Agata e Conselice, Trecento. Quindi proprio a Crespino c’era la sede del Governatore che aveva funzioni amministrative e giudiziarie nel territorio e che per l’attività di polizia si serviva della “Compagnia dei Fanti della Terra di Crispino”. Tutto ciò fino al 1796. Con l’arrivo delle truppe napoleoniche e la firma del Trattato di Tolentino, Pio VI cedette il ferrarese che fu unito alla Repubblica Traspadana e Cisalpina, poi occupato dagli Austriaci e quindi compreso nel Regno Italico di cui formò la maggior parte del Dipartimento del Basso Po. Con la fine dell’impero napoleonico il Papa Pio VI riuscì a riottenere i precedenti domini. Della provincia di Ferrara (nota col nome di Legazione) non recuperò però la parte posta sulla riva sinistra del Po (la cosiddetta Transpadana, che comprendeva Crespino) che restò all’Austria. Tutto questo ci spiega perché informazioni sulla presenza dei Principi Pio a Crespino si trovano sia negli archivi dello Stato Pontificio che in quelli della Repubblica di Venezia. Così, a Roma è conservata una mappa disegnata nel 1753 che raffigura l’andamento del Po con l’indicazione di tutti li Passi, Molini, e siti per l’esigenza de Dazi Pontifici, dalla quale veniamo a sapere che il passo di Borgo e il passo doppio di Crespino erano infeudati al Principe Pio. A Venezia, invece, è conservato il Catasto Napoleonico, catasto geometrico particellare deliberato dal governo austriaco all’indomani di Campoformio, le cui operazioni, già avviate e portate avanti con l’amministrazione napoleonica, dopo l’ingresso delle province venete nel regno d’Italia (1805), furono ultimate nei primi anni della seconda dominazione austriaca (1817).